Seimila anni fa la creazione della Donna ha reso l'Adamo più somigliante a Dio e fu così che si insupebì.
In Genesi 2,18 la donna viene definita ezer k'negdô, in italiano «aiuto simile». Ma in ebraico ezer è un termine che si riferisce a chi sa insegnare la strada e guidare accompagnando. Questa è la donna! Nel libro di Giobbe ezerviene applicato a chi soccorre il povero, l’abbandonato, il misero. E allora, quando Dio vede che l’uomo ripiegato sul suo “stesso lato” è zoppicante, gli crea la donna capace di insegnargli a camminare accompagnandolo, di indicargli la strada e di soccorrerlo. Perché l’uomo è come un povero abbandonato a se stesso.
Ma c’è di più: nei Salmi (cfr. Sal 118; 119; 121) ezer è Dio stesso: «Alzo gli occhi verso i monti, da dove mi verrà l’aiuto? Il mio aiuto viene dal Signore» (Sal 121,1-2). Ecco il compito della donna nei confronti dell’uomo: essere “alterità” che sa accompagnare e indicare la strada… come Dio! La donna permette all’uomo di camminare dritto e spedito, di non essere zoppo e ripiegato sulla sua stessa parte. La donna, come altra da sé, genera nel creato l’alterità nell’unità della relazione dei distinti.
E per concludere: dopo aver creato la donna, Dio «la condusse all’uomo» (Gen 2,22). Ma il testo ebraico recita letteralmente: «Dio la fece entrare nell’uomo».
BRANO TRATTO DA:
Lectio biblica su Genesi 1,26-28
Convegno Nazionale CEI Pastorale Familiare
Nocera Umbra, 26 aprile 2014
Mario Russotto
Vescovo di Caltanissetta
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